sabato 30 giugno 2012

Io ed Ego



Sento un fastidio, qua dietro, all’altezza del cervelletto.
E’ come un ronzio perenne, un grillo parlante in agonia.
Sono prigioniera di me stessa, di quello che non riesco a dire, a fare, a decidere.
Anche adesso, mi sento sdoppiata tra il vacuo ondeggio del mio cervello e lo spillo che il mio stomaco cerca di far arrivare in gola. Mi trattengo dall’urlare, l’attesa della fase finale mi sta svuotando.
L’immagine è sempre la stessa, una me che non sono io; un loop che mi rimanda avanti e indietro affinché io decida chi voglio essere.
Sulla pelle percepisco come un doppio velo, una carta velina che mi si è incollata dappertutto. Cerco di chiudere gli occhi ma peggioro la situazione, sembra che tutto stia per essere risucchiato da un vortice sotto i miei piedi, sabbie mobili sotto il cemento della periferia.
Attendo che si sveli la mia vera essenza.
Gli sguardi degli altri sembrano sapere sempre dove andare, dove guardare, cosa centrare.
I miei cercano invece il dipanamento della confusione, indugiano su quale coscienza avrà vinto oggi.
Do le spalle allo specchio, non voglio vedere la pena consumarmi.


Non riesco a ragionare, a capacitarmi di come mi contraddico nella stessa situazione, lamella sottilissima che può piegarsi al contrario sotto la stessa pressione. Un involucro di pelle e carne vuota, dove si alternavano dentro due figlie di un dio minore. Una di questa sta aspettando che abbia il coraggio di viverla, che smetta la lotta con l’altra «che ha già fatto il suo tempo», mi sussurra.
E’ quasi buio. E’ ora. Una mia copia si riflette trovando conferma, l’altra sembra godere nel sovrapporsi per occuparne l’ombra. Mi sto duplicando.
Davanti alla stessa scelta non trovo mai un’uguale risposta. Un’indecisione sorvola ogni mio gesto e movimento, una perenne sospensione che biforca la mia psiche.
Come crisalide apro le spalle e le braccia, punto il viso sopra il solaio e subodoro l’aria con la punta del naso. Apro la bocca, mi aspetto che qualcosa ci entri o ci esca. Sto vacillando nel cercare di trasferire tutto quanto ho dentro di me in un altro abito epidermico.
Il cuore si placa, il grillo tace, il dolore decade. Si svela, quasi come un sipario di tulle, l’agognata pace.
Mi guardo in questa superficie riflettente. Io in una fotografia sola, reale, vera.
Ho deciso che organismo voglio originare. Ora, l’umidità calma, il morbido buio e il rosso del sangue appaiono leali come dovrebbero.
Giro le ciglia verso il salotto. Per un secondo tutto rischiara con la fiamma dell’accendino. Poi è di nuovo fumo e vapore. Io ed Ego.


Io ed Ego
Fotografie di: Francesca Bottazzin
Testo di: Daniela Veneri

Le autrici si presentano così:

FRANCESCA BOTTAZZIN
Nella vita, le due emozioni più futili sono il senso di colpa per ciò che è accaduto e l'inquietudine per ciò che potrebbe accadere. Che tu guardi indietro o avanti, il risultato è il medesimo: butti via il presente. Vorrei, con la mia fotografia, rendere qualsiasi tempo un attimo presente.
I link di Francesca: il suo sito


DANIELA VENERI
Amo la scienza, profondamente, per le sue implicazioni in ogni singolo aspetto della vita umana. Ma amo forse ancora di più quello che la sola scienza non sa spiegare: le emozioni, i pensieri, le sensazioni, l'anima, l'amore e il dolore interno.

I link di Daniela: il suo sito - la pagina Facebook

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