giovedì 21 giugno 2012

Dolce Rosa


Sara potrebbe tranquillamente dormire fino alle sette. Invece ogni mattina si alza alle cinque e fa colazione insieme a Luca.
Autobus, timbratura del cartellino, scale, inserisci password, avvia il pc, pausa caffè, panino in piedi a mezzogiorno e in un istante è sera. Sì, il caffelatte con le Macine del Mulino bianco val bene un paio di ore di sonno in meno. Due coccole, qualche bacio e una carovana di sorrisi come benzina per arrivare a sera: pezze colorate a pastello su un mantello troppo grigio.



Quando lui se ne va Sara potrebbe tornarsene a letto. Ma non lo fa mai. Accompagna Luca alla porta e lo segue con lo sguardo mentre attraversa il giardino, apre il cancello e scompare oltre la siepe di rose.
Sara lo fa ogni mattina. In qualsiasi stagione. Si affaccia al suo minuscolo giardino e respira l’aria tagliente dell’inverno, o quella mite del primo autunno, o anche quella afosa che lessa i polmoni in estate. Anche quell’aria umida le piace, perché anche lei profuma di mattino dolce, dopo il caffèlatte e le macine con il suo Luca.
La primavera, in marzo, ha bussato dolcemente alle porte dell’inverno, e Sara ha preparato meticolosamente le sue rose, tagliando tutti i rami danneggiati e quelli rivolti verso l’interno, in modo da formare una specie di scodella, come le aveva insegnato sua madre quando lei era ancora un cucciolo e la seguiva in giardino, attaccata alla sua sottana.
Poi, purtroppo, la vita le ha portato via la sua mamma. Troppo presto.




Da qualche giorno Sara si alza ogni mattina con la fregola della bambina che passa la notte del 24 dicembre in dormiveglia, con le orecchie ben tese, cercando di captare un rumore di scarponi leggeri provenire dal salotto, mentre immagina Babbo Natale che si avvicina all’albero in punta di piedi, con il suo sacco sulle spalle.
I fiori sono lì. Chiusi nel loro bocciolo. Sembrano non aver voglia di sbocciare. Stanno bene dove sono, i suoi fiori. Raggomitolati. Riparati dal vento che una volta nati sparpaglierà i loro petali per le vie di cemento del quartiere popolare dove il caso li ha voluti far nascere.
Sara cammina scalza. I fili d’erba le accarezzano i piedi. Pensa che è bello camminare scalzi e che se un bambino nasce scalzo, un motivo ci sarà. Pensa che il mondo sarebbe migliore se i passi della gente non fossero mascherati da scarpe e inutili ambizioni.




Si avvicina alla sua Pierre de Ronsard. Ha un rosa tenue. Si china in avanti, i suoi capelli castani le scivolano davanti agli occhi. Li scosta provando a infilarli dietro le orecchie, ma loro tornano a svolazzare liberi, mossi da una tenera brezza. Ci mette un attimo a mettere a fuoco. Ma, sì, è proprio nata. La sua rosa preferita.
Sara avvicina il suo nasino sottile al pistillo. Profuma di purezza.
Finalmente è sbocciata. L’aveva aspettata tanto. La prima della stagione, primo schizzo su una tela che per mesi colorerà il suo giardino. Ogni anno, quando scopre la prima rosa coraggiosa che ha deciso di sbocciare,  ripensa alla sua mamma. E piange.



Rientra in casa. Lentamente. Ha gli occhi chiusi, un sorriso ingenuo a illuminarle il viso. Va in bagno.
Abbassa gli occhi. Quella specie di termometro è lì, appoggiato al bordo del lavabo.
Chiude gli occhi. Li riapre.
Ci sono due lineette rosa su quel pezzo di plastica bianca.
Si guarda allo specchio. E’ sbocciata come la sua Pierre de Ronsard. Rosa come quelle due lineette rosa.
Quanto l’ha cercata. Quanto l’ha aspettata…
Sarà femmina. Sara ne è certa. Rosa sarebbe un nome stupendo per una bambina che, in un giorno di Maggio, ha deciso di rannicchiarsi nel suo bocciolo.

Dolce Rosa
Fotografie di: Francesco Cesare Ferrari
Testi di: Emanuele Di Fazio  

Gli autori si presentano così:

FRANCESCO CESARE FERRARI

Francesco ha una sola passione: la sua Reflex. Le sue fotografie gli permettono di fissare nel tempo ricordi e sensazioni, emozionarlo e spera emozionare chi le guarda. Ha da poco realizzato un sito: www.fewphotographer.com.
EMANUELE DI FAZIO
Emanuele Di Fazio scrive fondamentalmente per due motivi: è la cosa che più gli piace nonchè l'unica che sa fare. Nel 2011 ha pubblicato il romanzo "Come formiche in una pozzanghera", edizioni Ennepilibri. Attualmente sta lavorando a un nuovo libro.

 

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