Ieri girovagando in rete ho incontrato il lavoro di
Giuseppe Maiorana. La sua fotografia si intitola "
La chiave giusta per la libertà", come non riconoscervisi? Quante volte ciascuno di noi si è ritrovato dietro porte serrate a volte senza neppure intravedere le chiavi per uscirne? Un discorso complicato, immenso, esistenziale che
Giuseppe Maiorana affronta in questa immagine con garbo ed ironia.
Così scrive di sè nella sua biografia di presentazione:
"Io sono uno spirito libero, con un bisogno incontrollabile di catturare le emozioni, con una adrenalina creativa che mi spinge ogni minuto. Sono laureato in economia e ho un master nel settore bancario e finanziario. Io non sono un fotografo professionista, viaggio per sentire, per scoprire; sono affascinato dalle persone, da luoghi e situazioni lontane dalla mia vita quotidiana. Quando scatto una foto lo faccio per me stesso, per soddisfare le mie esigenze creative e per il desiderio di comunicare, di condividere con chi è disponibile e ha la giusta sensibilità non solo un'immagine, ma una emozione, un concetto. Questo è il mio intento, al di là del semplice fatto estetico."
Davvero interessante. Aggiungo che Giuseppe è davvero bravo, i suoi lavori sono bellissimi ed in alcuni casi decisamente ispirati dall'opera di Magritte, vi invitiamo a conoscerlo meglio
visitando questo link.
In merito alla "La chiave giusta per la libertà" ha scritto per tutti noi un tutorial in inglese che noi abbiamo tradotto (ci scusiamo se vi è qualche imprecisione) in italiano e che pubblichiamo di seguito.
Dal tutorial di Giuseppe Maiorana che
trovate nella versione originale a questo link.
Foto e attrezzature
Canon 1D Mark IV obiettivo canon 16-35 2,8
L'idea
Ognuno di noi, solo per un momento, o per un giorno o una vita completa, si è sentito almeno una volta prigioniero di qualcosa o qualcuno? Forse a causa delle nostre debolezze, o del lavoro, o per questioni di famiglia o solo per i nostri preconcetti, per un problema temporaneo oppure sopraffatti dalla idea di avere un sogno che si sa che nella vita reale non puotrà diventare realtà. Ognuno di noi è stato costretti a sedersi, a concentrarsi pere trovare la strada, per cercare la chiave giusta per riconquistare la libertà e trovare il nostro equilibrio. Questo era quello che stavo pensando una notte, e questo concetto da cui nasce per questa immagine.
Scatti ed elaborazione
Prima di tutto ho dovuto immaginare gli elementi da includere nella foto per spiegare il concetto nel modo migliore. Dovevo trovare l'attore che rappresentasse ognuno di noi, una serie di vecchie chiavi, una bela vecchia gabbia alta 40 centimetri, e l'inquadratura. Poi ho fatto tutte le riprese di cui avevo bisogno, 8 in totale: 6 scatti, uno per ogni chiave appesa ad un filo da pesca (exif iso 100, 35 mm, f4, 1/80) - 1 scatto per l'uomo (exif iso 100, 24 mm, F8, 1/100), seduto su una sedia a guardare il punto giusto dove più tardi avrei inserito le chiavi - 1 solo scatto per la gabbia posta in una località di mare (exif iso 100, 24 mm, F8, 1/100) . Ho fatto tutti gli scatti alla stessa ora del giorno, con la stessa luce calda del tramonto e con la stessa direzione della luce. Ho realizzato gli scatti delle chiavi e dell'uomo nello stesso giorno ma ho dovuto aspettare 20 giorni per trovare la stessa luce per lo scatto della gabbia. Dopo di che ero pronto per iniziare l'elaborazione. Ho aperto uno ad uno i file raw delle chiavi, della gabbia e dell'uomo con Lightroom e ho fatto su ognuno regolazioni di contrasto, saturazione e luminosità, poi con Adobe CS5, ho proceduto a estrarre le chiavi, l'uomo e parte del la gabbia con lo strumento gomma per sfondo; dopo per ottenere una migliore precisione dei bordi, ho selezionato ogni file e aperto le funzioni edger vere e proprie per ridefinire i bordi che gestiscono il livello del raggio dalla maschera di rilevamento dei bordi, e ho regolato i livelli. Stessa cosa per le parti della gabbia che dovevano coprire l'uomo seduto così da dare l'impressione di essere davvero dentro la gabbia. A questo punto ho creato la composizione posizionando tutti gli elementi al posto giusto. Alla fine, con l'intenzione di dare l'impressione di uno sfondo dipinto, ho aggiunto una texture digitalizzata (l'ho fatta con il metodo del caffè: ho preso un foglio A4, ci ho versato del caffè e poi l'ho tenuto in forno per 5 minuti per ottenere una carta che sembrasse vecchia di 100 anni) su un nuovo livello. Ho unito i livelli, ho dato all'insieme un taglio quadrato e il messaggio era pronto.