venerdì 30 settembre 2011

Gwon Osang: scolpire con la fotografia


Gwon Osang è un artista coreano di cui ci hanno entusiasmato le "contaminazioni" utilizzate per creare i suoi lavori. Fotografa delle persone poi ne realizza un modello in scala naturale e lo ricopre con centinaia di fotografie che riprendono i dettagli della foto originaria. 
Crea persone sfaccettate, figure composte da innumerevoli paricolari indagati e moltiplicati, estratti da un insieme apparentemente semplice.
Utilizza la fotografia come media, come uno scalpello colorato che estrae una forma operando al contrario: aggiungendo invece di togliere.

Vi invitiamo a visitare il suo sito a questo link


 

mercoledì 28 settembre 2011

Fotografare nella nebbia: considerazioni e suggerimenti da Cambridge


Inutile nascondersi dietro in dito: l'inverno è alle porte e il suo assedio durerà un bel po' di tempo, troppo per i miei gusti. I fotografi faranno i conti con la nebbia.
Abbiamo pensato di proporvi un post scritto da chi di nebbia se ne intende sicuramente: la comunità di fotografi Cambridge in colour (questo il link al loro sito).

Fotografare quando c'è la nebbia: a volte si ottengono risultati straordinari, i soggetti acquistano un alone magico e tutto lo scatto trasuda una fantastica atmosfera. Più spesso gli scatti appaiono slavati, piatti, tristi... in poche parole da buttare.
Vediamo come trarre il massimo vantaggio, fotograficamente parlando, da questa particolare situazione ambientale.


Scattare nella nebbia ovviamente è molto diverso dallo scattare con il sole. Le scene non sono chiare e definite, e spesso mancano di contrasto e saturazione del colore: tutto dipende come sempre dal tipo di luce.
In sostanza, la nebbia è una scatola naturale che disperde e diffonde le fonti di luce, rispetto alla luce del sole in una giornata limpida il contrasto viene drasticamente ridotto, come vediamo nell'immagine sottostante


Le scene nella nebbia sono anche molto meno illuminate, richiedono tempi di esposizione più lunghi di quanto sarebbe altrimenti necessario. Inoltre a nebbia rende l'aria molto più riflettente e questo induce l'esposimetro della fotocamera a ridurre il tempo di esposizione: proprio come accade per le fotografie in mezzo alla neve, di solito sarà necessaria una compensazione in positivo dell'esposizione.

In cambio di tutti questi potenziali svantaggi la nebbia può essere uno strumento potente e prezioso per sottolineare la profondità, l'illuminazione, e la forma dei soggetti. Come si vedrà in seguito, queste caratteristiche possono arricchire gli scatti: il trucco è usare a vostro vantaggio queste particolari condizioni. 

Enfatizzare la profondità

Gli oggetti progressivamente più lontani dalla vostra macchina fotografica perdono in contrasto, a volte drammaticamente. Questo può essere sia una benedizione e una maledizione, perché mentre si accentua la differenza tra oggetti vicini e lontani questi ultimi appaiono indistinti.
Nell'esempio sopra, ci sono almeno quattro piani di alberi prima del ponte sullo sfondo. Notate come sia la saturazione del colore sia il contrasto diminuiscano drasticamente per ogni piano. Quelli più lontano, vicino al ponte, si riducono a niente più che a silhouette mentre l'albero più vicino al punto di ripresa risulta ricco di colori e contrasto.

Anche se non ci sono regole fisse per fotografare nella nebbia, è spesso utile avere almeno alcuni dei vostri soggetti vicini alla fotocamera, in questo modo una parte della vostra immagine può avere elevato contrasto e colore aggiungendo così diversità tonale a tutta la scena.


Enfatizzare la luce




Le gocce d'acqua nella nebbia disperdono la luce ammorbidendola, ma rendono anche i fasci luminosi concentrati o direzionali molto più visibili. L'esempio classico è la foto di un bosco con la luce del mattino: i raggi di luce "strisciano" giù dagli alberi risaltando nell'aria pesante.
Nell'esempio sopra sono enfatizzati i fasci di luce provenienti da una finestra aperta e dal lampione vicino al ponte, coperto parzialmente da un grande albero.
Il trucco per far risaltare i raggi di luce è quello di pianificare attentamente il vostro punto di ripresa: i raggi di luce saranno più evidenti se ci si trova vicino alla fonte di luce diretta, tanto vicino da poterla vedere ma non tanto da "abbagliare" la scena. Questo angolo vi assicura che la luce diffusa e diretta siano entrambe catturate e ben separate dall'oscurità circostante.
D'altra parte, se la nebbia è molto fitta o la fonte di luce è estremamente concentrata i raggi di luce saranno visibili comunque, indipendentemente dal punto di osservazione. 


Forme e contorni


La nebbia può enfatizzare la forma dei soggetti perché minimizza i dettagli e il contrasto. Spesso, il soggetto si riduce a una semplice silhouette. Nella foto sopra il cigno di delinea benissimo perché la nebbia bassa ha cancellato quasi interamente il muro retrostante, inoltre lo sfondo di nebbia luminosa contrasta con il cigno relativamente più scuro.
Se volete ottenere questo effetto silhouette valutate l'esposizione in base alla nebbia e non al soggetto. In alternativa, è possibile abbassare l'esposizione per assicurarsi che gli oggetti non risultino troppo luminosi. Ovviamente sarà anche necessario prestare attenzione alla posizione relativa degli oggetti inquadrati, altrimenti i contorni di oggetti in primo piano e sullo sfondo potrebbero sovrapporsi.

Esplorare il tempo per massimizzare la resa


I tempi di esposizione possono fare una grande differenza. La nebbia cambia: può muoversi in banchi e cambiare di densità con il trascorrere del tempo. Tuttavia, questi cambiamenti sono a volte difficili da percepire se accadono lentamente. Sotto riportiamo scatti diversi della stessa scena nell'arco di soli 6 minuti:

  
Un'altra considerazione importante è la "posizione" della nebbia. La nebbia non può mantenere la consistenza e la posizione a lungo, abbiamo visto che cambia e si muove, quindi per catturare una particolare situazione il tempo di esposizione deve essere abbastanza breve. In generale la velocità dell'otturatore deve essere un secondo o meno. Tuttavia, si possono utilizzare esposizioni più lunghe quando la nebbia si muove più lentamente, oppure quando si vogliono ottenere particolari effetti flou. Vediamo nell'esempio sotto come il tempo di esposizione influisce sulla resa della nebbia sull'acqua, la foto a sinistra è stata scattata con un'esposizione di 1 secondo mentre quella a destra con un'esposizione di 30 secondi:


Attenzione alla condensa

Se le gocce d'acqua si condensano in aria, allora si può essere certi che queste stesse goccioline si possono condensare sulla superficie della lente o all'interno della fotocamera. Se la vostra fotocamera è ad una temperatura simile a quella dell'aria, e la nebbia non è troppo densa, l'eventuale condensa non si nota. Il trucco di conseguenza è aspettare di estrarre dalla vostra borsa sia la fotocamera sia gli obiettivi finché questi non raggiungano, o si avvicinino, alla temperatura esterna. Per obiettivi di grandi dimensioni con molti elementi questo può richiedere 30 minuti o più se la differenza di temperatura tra interno ed esterno è grande.




Se desiderate leggere il post originale in lingua inglese questo è il link diretto.

lunedì 26 settembre 2011

Fotografare il paesaggio, la "Regola di un terzo" e Preston Scott


Nel post di oggi desideriamo presentarvi Preston Scott e il suo blog Camera Technica (questo il link): Preston è un ingegnere, sul lavoro utilizza prevalentemente l'emisfero sinistro del cervello. Per riequilibrare la situazione, come lui stesso scrive presentandosi, si interessa di fotografia e arte e tiene un blog. Scorrendone i post abbiamo trovato molti argomenti interessanti, affrontati con il rigore che contraddistingue la professione dell'autore.
Ve ne proponiamo di seguito uno riguardante i problemi di messa a fuoco nella fotografia di un paesaggio: Preston Scott ci dimostra le limitazioni della "Regola di un terzo e ci propone la sua "Regola 10-40-10" con tanto di grafici dimostrativi. Ecco il post tradotto per voi, se invece preferite leggerlo in inglese questo è il link.

Siete su una spiaggia incontaminata ammirando il tramonto e prestando la massima attenzione nel comporre quello che pensate sarà lo scatto dell'anno. La fotocamera è già sul treppiede, non resta che assicurarsi che tutto sia a fuoco. Ma, all'ultimo minuto vi ricordate di una regola empirica che avete letto da qualche parte: diceva che per la migliore messa a fuoco di una foto di paesaggio, si dovrebbe considerare su un punto collocato ad un terzo della scena. Bene! A questo punto il sole sta sfumando delicatamente sopra l'orizzonte, quindi scattate e felicemente imballare l'attrezzatura. Più tardi, quando guarderete la vostra foto sul grande schermo, sobbalzerete nel vedere che le parti in primo piano sono un po' troppo morbide, leggermente ma inesorabilmente sfocate. Dove avete sbagliato?

Questo è un classico esempio di una regola empirica presa troppo sul serio. La "Regola del terzo" o se vogliamo dirla in inglese “One-Third Rule” è stata colpevole di molte fotografie sfocate. In questo articolo, vedremo la "Regola del terzo" dal punto di vista della fotografia di paesaggio ed esamineremo alcune tecniche alternative per una migliore messa a fuoco.

Come descritto in un precedente articolo, il modo migliore per raggiungere la massima attenzione in una scena di paesaggio è mettere a fuoco alla distanza iperfocale. La distanza iperfocale è il punto più vicino a noi in cui la scena è "a fuoco" fino all'infinito. Il problema, come ci si rende conto immediatamente, è che non ci sono segni di profondità di campo sull'obiettivo.

E qui arriva la "Regola del terzo". A prima vista sembra una ragionevole alternativa all'impostazione iperfocale e non richiede alcun calcolo matematico. Basta concentrarsi su qualcosa ad un terzo della strada tra voi e la scena e scattare. Il primo problema è nello stimare quanto sia un terzo di infinito. Il secondo problema è che anche quando si può stimare un terzo della scena, si sbaglia comunque. Quanto sia grande l'errore dipende da una serie di cose: la lunghezza focale, le dimensioni del sensore e l'apertura. Per le foto di paesaggio, si utilizzano principalmente brevi lunghezze focali (14-40mm) e piccole aperture (f/11 e oltre). Come mostrato nel grafico qui sotto, diminuendo la lunghezza focale e riducendo l'apertura si ottiene in una distanza iperfocale più vicina, considerevolmente più vicina. 


Per il momento ci utilizziamo lo "stop down" per la nostra apertura: "stop down" significa misurare l'esposizione con il diaframma effettivamente chiuso al valore che sarà usato per la ripresa. Normalmente da almeno 40 anni le ottiche funzionano diversamente: c'è un marchingegno (meccanico o elettronico) sull'obiettivo che segnala al corpo macchina quanto è chiuso il diaframma, quindi l'esposimetro ne tiene conto. Se invece il marchingegno non c'è, come su buona parte delle
reflex digitali, occorre misurare la luce chiudendo fisicamente il diaframma, il che comporta di conseguenza un calo di luminosità nell'immagine del mirino. Non è molto pratico, ma basta farci l'abitudine. Poi diminuiamo lo zoom, la distanza iperfocale è quasi proprio di fronte alla nostra faccia. Questo significa che dovremmo essere in grado di mettere a fuoco oggetti molto vicini mantenendo la nostra profondità di campo all'infinito.



La figura seguente mostra l'effetto sulla profondità di campo. La distanza iperfocale per questo scenario è di 5,8 metri. Come si vede, non vi è alcun beneficio mettendo a fuoco fuori più lontano di 5,8 metri, anzi si ottiene l'effetto dannoso di diminuire la nostra profondità di campo sul piano ravvicinato - il che significa che gli oggetti vicino alla fotocamera saranno sfocati. Eppure, se usiamo la "Regola di un terzo" in questo scenario, metteremmo a fuoco oltre la distanza ideale iperfocale. Le scene di paesaggio riguardano grandi distanze (es. 100 metri) e prendendo un terzo di quel numero, nel nostro esempio 33 metri, siamo di gran lunga troppo abbondanti rispetto al punto focale ottimale. Pertanto, l'errore principale introdotto dalla "Regola di un terzo" è di individuare il punto di messa a fuoco troppo lontano all'interno della scena. 


L'illustrazione seguente mostra i benefici di una messa a fuoco accurata. Nell'illustrazione, due fotografi cercano di catturare un paesaggio marino con sullo sfondo un molo a 100 metri di distanza. Il Fotografo A segue la "Regola di un terzo" e si concentra su un ombrellone 33 metri di distanza. Fotografo B usa la distanza iperfocale e si concentra su un ombrellone a sei metri di distanza. Mentre entrambi i fotografi catturano il molo, il Fotografo B cattura anche il granchio di sabbia a tre metri di distanza dalla fotocamera con straordinaria nitidezza, mentre Fotografo A nota una leggera sfocatura del granchio e il resto del soggetti in primo piano.


Allora, perché è la "Regola di un terzo" così ampiamente citata?
1. Le impostazioni della fotocamera su paesaggio producono una profondità di campo così ampia che c'è un sacco di spazio d''errore. Se non si hanno  elementi di primo piano che si sta cercando di incorporare, non si può notare la differenza tra una foto realizzata applicando la "Regola di un terzo" e una iperfocale.
2. Anche se la "Regola di un terzo" è chiaramente sbagliata la maggior parte delle volte, è difficile trovare una alternativa semplice che si adatti a tutte le situazioni.

Però, c'è un'alternativa migliore alla "Regola di un terzo". Per le foto paesaggio con lunghezze focali corte e piccole aperture la distanza iperfocale è molto vicino a voi (di solito nel raggio di dieci metri). Sapendo questo, propongo la "Regola 10-40-10".
 

Regola 10-40-10
Af/10 (o superiore) e lunghezze di 40mm (o inferiore), la distanza iperfocale sarà sempre di 10 metri o meno. Questa regola vale per cornici di ritaglio e full frame.

Infine, nessuna espressione matematica o scientifica supererà la sfida più grande nella fotografia di paesaggio: trovare una composizione irresistibile. Quando ci succede lo scatto può spaventarci: meglio essere pronti. Speriamo che questo articolo vi sia stato utile.


A noi non resta che ringraziare Preston Scott per la passione con cui tiene il suo blog e per i tanti consigli e spunti che vi abbiamo trovato. Ve ne consigliamo vivamente la lettura.



venerdì 23 settembre 2011

The International Street Photography Award: l'edizione 2012 apre i battenti

 Il London Street Photography Festival è un evento estremamente interessante all'interno del calendario culturale di Londra: propone i migliori fotografi contemporanei di strada, rende omaggio ai maestri del passato e rappresenta uno spazio per la discussione e il dibattito. Insomma una vetrina davvero completa per questo particolare genere fotografico.

Il festival si svolge per tutto il mese di giugno (con eventi e laboratori durante tutto l'anno) e prevede un ricco programma di mostre, eventi, conferenze, passeggiate e laboratori. Ogni anno, i fotografi di tutto il mondo sono chiamati a parteciparvi versando una quota di iscrizione di 30 sterline. Il vincitore della categoria internazionale riceverà 2.000 sterline in contanti più il viaggio "tutto compreso" a Londra in occasione della manifestazione, per un importo complessivo valutato intorno alle 10.000 sterline.
La maggior parte delle attività si svolge nei quartieri di Camden, Hackney e Islington, con il focus a King Cross che recenti interventi hanno trasformato in un polo creativo e culturale. Altre mostre ed eventi si dipanano tra le più belle istituzioni di Londra che per l'occasione ospita anche una miriade di mostre satellite.
Per tutti i dettagli eccovi il link al sito ufficiale della manifestazione.
L'edizione 2011 è stata vinta da Jesse Marlow, questo il link al suo sito e sue sono le foto che corredano questo post, se poi volte capire esattamente che tipo di scatti rientrino nella categoria Street photography, eccovi il link alla definizione di Wikipedia.





mercoledì 21 settembre 2011

I piccoli mondi apocalittici di Thomas Doyle


Thomas Doyle costruisce modellini di incubi: diorami dove le case sono circondate dai resti di eventi devastanti, sommerse dalla neve o dalla terra, rigirate a testa in giù. Scenari in miniatura entro i quali vivono i personaggi che affrontano la loro nuova quotidianità, un’immensa incomprensibile tragedia, con coraggio, indifferenza o stupore. Drammi di piccoli mondi racchiusi molte volte sotto campane di vetro, i mondi che ognuno di noi almeno una volta ha visitato. Thomas ci fa rivivere la sensazioni che abbiamo provato davanti ad un nostro personalissimo dramma, quando la “normalità” ci ha voltato di colpo le spalle e tutto, in un attimo, è cambiato.


Vi invitiamo a visitare il suo sito a questo link e a guardare questa video intervista che Christopher Joy e Zachary Keeting gli hanno fatto nel suo studio



Thomas Doyle, August 2011 from Gorky's Granddaughter on Vimeo.

lunedì 19 settembre 2011

3 ragazzi, 44 giorni, 11 Paesi, 18 voli, 38 mila miglia...


Filmmaker, illustratore e fotografo, nato a Melbourne in Australia. Non sappiamo molto di più su Rick Mereki, autore di cui ci ha molto colpito il suo corto, anzi cortissimo MOVE. Questo lavoro, insieme agli altri due LEARN e EAT, costituisce una triologia.  MOVE è stato realizzato filmando l'attore Andrew Lees in undici diversi Paesi, amalgamando alla perfezione le immagini che cambiano e fluttuano al ritmo dei passi e della musica. Il concept ci è parso molto interessante innovativo e siamo certi che potrà essere di spunto per qualcuno di voi!



MOVE from Rick Mereki on Vimeo.
Link al blog di Rick Mereki
Link al suo canale Vimeo

sabato 17 settembre 2011

Dennis Calvert viaggia nel tempo

 
Light painting è un termine un po’ restrittivo per definire la ricerca che Dennis sta portando avanti utilizzando, come principali strumenti, la luce e il tempo. Sostiene che attraverso la luce si affini la nostra capacità di interpretare e definire l’universo e che la fotografia a lunga esposizione è il mezzo per superare la percezione comune della realtà, per vivere momenti multipli contemporaneamente, per diventare viaggiatori del tempo. In fondo Dannis è un supereroe così come lo vediamo nei suoi lavori e ci insegna a diventarlo a nostra volta, apparendo circondati da fantastiche forme luminose o avvolti dal fuoco come nel tutorial a questolink.  

Sul suo sito a questo link altri preziosi making of, ve ne offriamo di seguito un assaggio  di seguito
 

 


 


giovedì 15 settembre 2011

Dia Sotto le Stelle: 16 e il 17 Settembre a MalpensaFiere, Busto Arsizio

Oggi vi vogliamo segnalare la ventesima edizione di questo importante appuntamento: stiamo parlando di Dia Sotto le Stelle, una delle manifestazioni foto-culturali più seguite del mondo fotografico. L'evento è basato sulle proiezioni di audiovisivi e mostre fotografiche, gli artisti partecipanti sono stati selezionati tra i migliori rappresentanti della fotografia d'autore del panorama italiano e internazionale e l'ingresso, per di più,  è gratuito. Di seguito potete consultare il programma completo che ritrovate anche sul sito ufficiale della manifestazione.

Open publication - Free publishing - More andreella

Parleremo presto degli autori invitati e del mondo che oggi ruota intorno alla produzione degli "audiovisivi", termine che noi francamente riteniamo un po' polveroso e restrittivo per definire questa nicchia di fervente creatività che unisce l'arte della fotografia con le più avanzate tecniche di postproduzione e di montaggio video.

venerdì 9 settembre 2011

Per guadagnare tempo fatevi un caffè alla francese


"French Roast", (letteralmente arrosto francese, ma il termine è più comunemente usato per indicare un tipo di torrefazione di caffè usata in Francia) è il primo corto di animazione realizzato da Fabrice Joubert. Un bell'esordio: il film ha ottenuto la nomination agli Oscar 2010.
Il set è un bistrot francese dove, per una serie di bizzarre coincidenze, il protagonista si trova a vivere una situazione imbarazzante, che lo costringe a bere parecchi caffé.
La ricostruzione del locale e dei personaggi che lo animano rivela, oltre all'alto livello tecnico di Joubert (impeccabile 3D, giochi di ombre e riflessioni e il traffico notturno che si intravede attraverso la vetrata), il suo humor delicato ed una specie di nostalgica affezione per le atmosfere caratteristiche e polverose dei vecchi bistrot parigini.
In una interessante intervista (http://www.animationmagazine.net/people/fabrice-o-joubertdirector-french-roast/) l'autore racconta della sua esperienza in Dreamworks, dove ha iniziato come animatore 2D per "The Prince of Egypt", divenendo dopo alcuni anni "CD supervising animator".
Ritornato  in Europa per dirigere a Bristol la stop motion di "Wallace & Gromi", il suo desiderio di realizzare un'opera completamente autonoma e quello di ritornare alla sua città natale si sono fatti sempre più forti, così da portarlo nuovamente a Parigi, per realizzare  il suo delizioso "caffè alla francese" prodotto da Pumpkin Factory / Bibo Films.



French Roast from German on Vimeo.

mercoledì 7 settembre 2011

Fintan Magee: piccoli street artist crescono


L'australiano Fintan Magee è un emergente wall painting artist su cui si sta accentrando parecchia attenzione da parte degli addetti ai lavori.
Nelle ultime opere in effetti è straordinariamente cresciuto, sia in termini di tecnica che di ricerca, abbandonando lo stile pacchiano da pittore di carrozzerie che caratterizzava alcuni suoi dipinti, per acquisire una maggiore sensibilità estetica.
I suoi soggetti, ovviamente di grandi dimensioni, sono i simboli del degrado urbano: rifiuti, scatoloni e sacchi di spazzatura su cui vegliano come ieratici custodi degli immensi rapaci. A volte legati a palloncini variopinti, giocattoli e suppellettili abbandonate volteggiano nello spazio di un muro ridipinto.
La tecnica dettagliata e realistica, ricca di chiaroscuri, è lontana da quella consueta ai graffitari, che è immediata, imprecisa, trasgressiva. Magee è piuttosto un "affrescatore" contemporaneo che racconta, come i suoi predeccessori, il mondo che lo circonda.
E se il mondo da racontare è questo, un giocattolo e dei palloncini intendono forse alludere a una fragile speranza.










FINTAN MAGEE - HOUSE OF GIANTS PREVIEW from Selina Miles on Vimeo.


Sul sito dell'artista ulteriori immagini

domenica 4 settembre 2011

Martin Stranka: i luoghi del silenzio



Le fotografie di Martin Stranka hanno composizioni scarne, fatte di pochi elementi: una figura umana, piccola, raccolta, solitaria, e la luce:  lo strumento più potente dell'artista. Una luce materica, come un pulviscolo luminoso che avvolge ogni cosa.
Immagini di taglio cinematografico, scene di luoghi magici e quieti in cui decifrare i propri pensieri, leggere la propria mente.
Il giovane fotografo della Repubblica Ceca, la cui popolarità è in costante ascesa, sostiene che il suo lavoro  si collochi in quello spazio tra il sogno e la veglia, in quei decimi di secondo in cui si ha un piede in entrambi i mondi. In effetti il suo stile è personale e nel contempo universale, perchè rappresenta luoghi misteriosi e poetici in cui i sogni di tutti hanno transitato.










Sul sito di Stranka altre foto e notizie

giovedì 1 settembre 2011

In "Head on" la frenetica corsa del treno immaginario.


Un treno ad alta velocià attraversa città illuminate come vecchi "flipper", si addentra nella terra e riemerge in spazi siderali e dimensioni quantistiche.
Nessuna connotazione geografica o reale ma un crescendo di colori, musica e suggestioni per questo video di animazione che costituisce la tesi di laurea di Lior Ben Horin, all'Accademia di Arte e Design di Gerusalemme.
L'autore dedica questa contemporanea interpretazione dei vari approcci cinematografici che nel tempo lo hanno ispirato all'espressionismo tedesco, a Sergei Eisenstein, a Kubrick e a Gaspar Noé (giovane regista argentino a sua volta fortemente ispirato da Kubrick, di cui ricalca solitudine, nichilismo e iconografia.)
L' animazione accurata e complessa è sostenuta da un interessante corredo iconografico preparatorio, costituito da story board, studi cromatici e schizzi, molti dei quali visibili sul sito di Horin.


HEAD ON from lior ben horin on Vimeo.






Puoi vedere altre immagini al sito