mercoledì 30 novembre 2011

Nei passanti di Ormaechea scorrono storie e suggestioni


Il graphic designer spagnolo Nacho Ormaechea con una serie di fotomontaggi intitolata "Street Memories" compie una sorta di esplorazione delle memorie in ambiente urbano; un insieme di ritocco digitale, fotografia e soggettiva interpretazione dei personaggi incontrati per strada, che Ormaechea svuota e parzialmente ripopola con stralci fotografici di still life alimentari, cartelloni pubblicitari, paesaggi.
La scelta dell'immagine inserita deriva da un processo che l'autore definisce sentimentale, come afferma in una sua presentazione: "Ogni immagine viene da un sentimento, un'idea che mira a provocare una reazione nella mente dello spettatore. Questa reazione è probabilmente diversa dalla mia, si nutre di diversa provenienza e storie personali. I miei personaggi, soggetti anonimi della strada, sono specchi che riflettono il mio stato mentale, così come quello di chi osserva la mie immagini ".
Sul sito di Nacho Ormaechea potete vedere una panoramica completa dei suoi lavori.





lunedì 28 novembre 2011

Guardare e muoversi "a tempo di tablet"



"I Look & Move" è interamente girato a Mosca, perchè gli autori Constantine Konovalov e Irina Neustroeva misteriosamente considerano questa location come la più corrispondente allo spirito del filmato, salvo poi lamentarsi - nella presentazione del lavoro -  del cattivo stato delle onnipresenti pavimentazioni, la cui correzione ha richiesto diversi interventi grafici.

Costituito da 1072 immagini, questo stop motion racconta in un minuto e mezzo una camminata che si svolge con modalità dinamiche più vicine all' universo "tablet" che al mondo reale;  i piedi "protagonisti" agiscono sul pavimento come su un touch screen. Qualcosa di simile  avveniva anche nel precedente video di Konovalov,  "DRINKme-EATme-READme",  in cui un vero libro veniva letto come un e-book e poi riposto su uno scaffale virtuale.
In un modo vivace e divertente Konovalov ci mostra ancora un mondo alla rovescia, che suscita interpretazioni diverse .
La prima, assolutamente personale, registra che l'irreale appare sempre più naturale, metabolizzato. A sembrare fuori posto è la persona, rappresentata unicamente dalle sue appendici funzionali, piedi o mani che siano, che è poi quanto basta per spostarsi e attivare i devices.
 La seconda intrepretazione decisamente più positiva è quella degli autori, che con il video intendono semplicemente rappresentare "le persone capaci di ribaltare questo mondo, cambiare qualcosa, costruire qualcosa, creare qualcosa e fare qualcosa che lasci un segno"
Il Generale De Gaulle osserverebbe: "Vasto programma!"





I LOOK & MOVE from Constantine Konovalov on Vimeo.


Making Of "I LOOK & MOVE" from Teeter-Totter-Tam on Vimeo.

venerdì 25 novembre 2011

La meta è vicina


Un uomo termina di lavorare, raccoglie le sue cose, spegne la luce ed esce dall'ufficio.
Sulla sua scrivania un gioco da tavolo, un robottino dall'espressione triste, si anima rivelando la propria aspirazione ad evadere dal buio del locale, per raggiungere le coste del Pacifico. Aiutato dagli altri oggetti presenti nella stanza e dal sostengno degli "effetti speciali" fornito dalle lampadine raggiungerà il suo sogno nell'unico modo possibile: utilizzando Google Streetviews.
L'idea è divertente, il robottino dolcissimo. Il video è realizzato in stop-motion da Tom Jenkins, direttore della società inglese The Theory (specializzata in film e video produzione), le musiche sono della Cinematic Orchestra.




Address Is Approximate from The Theory on Vimeo.

mercoledì 23 novembre 2011

Gruppo di famiglia in un esterno


Attraverso il fotomontaggio Jackson Patterson esplora il lato narrativo che emerge dalla relazione tra soggetto e spazio, sia esso fisico o temporale. Combinando scatti personali, testimonianze dall'album di famiglia e suggestivi paesaggi l'autore rivisita la propria storia familiare, che è quella di numerosissime famiglie migrate ad ovest in cerca di lavoro a partire da fine 800.

Da queste composizioni affiorano storie di perseveranza, orgoglio, di vita e di morte. Sono storie umane intrecciate a un paesaggio maestoso, perchè Jackson, nato e cresciuto in Arizona, ha sviluppato una singolare sensibilità nel riprendere l'austera bellezza del deserto. Su questo insolito background si sovrappongono ritratti e scene domestiche in un curioso contrasto tra intimità e sconfinatezza.
La curiosità artistica e personale hanno portato Jackson in giro per Stati Uniti, Messico, Sud America e Europa, ma è nel West americano, a cui sempre ritorna, che trova lo scenario più consono alla propria espressività.
Premiato con un MFA dal San Francisco Art Institute ha esposto in prestigiose gallerie statunitensi. Il suo lavoro è inserito nella Raccolta Paolo Sacco al SF-MOMA. Attualmente è docente presso l'Accademia Art University, la San Francisco Photo Center e il San Francisco Art Institute per il programma ACE.





Visitate il sito di Jackson Patterson per una più ampia panoramica del suo lavoro.

lunedì 21 novembre 2011

Grozny: nove città


Con il loro evocativo audio slide-show dedicato alla capitale cecena devastata dalla guerra, Olga Kravets, Maria Morina e Oksana Yushko hanno vinto quest'anno il "Lens Culture International Exposure Awards" per la categoria multimedia.

Il loro progetto prevede una realizzazione multipiattaforma, il cui risultato consiste in una proiezione  multischermo della durata di 10 minuti e una mostra costituita da installazioni multimediali e stampe fotografiche. A questa seguirà un libro e un web-documentario, che sarà lanciato prima dell'anniversario dell'inizio della prima guerra cecena.

La città di Grozny, che dà il titolo al progetto video è attualmente un'amalgama di culture differenti che sta cercando di superare il trauma della guerra e di trovare un'identità attraverso i valori tradizionali ceceni, le tradizioni musulmane e la globalizzazione.
Il progetto si ispira al romanzo Theophilus North di Thornton Wilder, il cui tema centrale si basa sull'idea di nove città nascoste in una sola. Partendo da questo concetto si esplorano gli aspetti specifici delle conseguenze delle due guerre cecene, considerati come "livelli" nascosti all'interno di Grozny.

La prima città è quella che ha cessato di esistere con la guerra, dove i leader e gran parte della popolazione sono morti, imprigionati o fuggiti; la città che vivrà sempre al passato, il suo nome sempre preceduto dalle parole "prima che la guerra…".
La seconda città è quella della guerra stessa, in cui gli attentati terroristici e la violenza sono una sorta di rumore di sottofondo per gli abitanti locali.
La terza città è quella della religione: Kadyrov in Cecenia è in fase di islamizzazione totale.
Gli uomini e le donne sono i protagonisti della quarta e della quinta città. Le donne alla scoperta di un nuovo ruolo per sè stesse, spesso dovendo assumersi il carico di famiglie in cui è venuta a mancare la figura maschile. E dopo di loro gli uomini, decisi a non ripetere il passato e a ritrovare il loro ruolo nella società.
Le vittime della guerra, quelle dell'etnia che ha perso e coloro che sono sfruttati dalla classe dirigente formano la sesta città: la città dei servi.
La settima città è la città del denaro, del petrolio e degli interessi per cui la gente combatte.
L'ottava città è la città degli stranieri, di coloro che sono "fuori posto", siano essi visitatori occasionali o cittadini travolti dai mutamenti politici, come l'etnia russa.
La nona città è quella della gente comune e dell'aspirazione alla normalità, dopo 15 anni di guerra.

Cliccate qui per saperne di più sul progetto completo "Grozny: Nine Cities" e sui suoi autori.





Per vedere l'audio slide-show Nine Cities andate questo link, direttamente su Vimeo: gli autori hanno disattivato la funzione di embedding e quindi non abbiamo potuto incorporarlo nel nostro post.
Di seguito vi proponiamo un'anteprima della durata di due minuti.


Grozny: Nine Cities, short selection from Maria Morina on Vimeo.

venerdì 18 novembre 2011

Raffaele Moretti e I Racconti della Panchina


Abbiamo "incontrato" Raffaele Moretti su repubblica.it dove il tuo progetto fotografico "I Racconti della Panchina" è stato presentato con 30 scatti ma poche parole (questo il link all'articolo). Abbiamo trovato il suo lavoro pieno di poesia, ci ha veramente colpito. Così abbiamo cercato Raffaele sul web, per conoscerlo un po' di più, ma non abbiamo trovato un suo sito. Abbiamo provato con Facebook, lo abbiamo trovato e contattato ed eccoci qui. Gli abbiamo chiesto di rispondere a qualche domanda e lui, molto gentilmente, ci ha accontentati.

"Innanzi tutto ciao a te Enrica ed a tutti i lettori di "Espressioni Digitali", vi ringrazio per avermi cercato e contattato. Il mio sito www.raffaelemoretti.com è in costruzione e per la fine di questa settimana una prima parte dovrebbe essere già regolarmente on line.


Le foto erano pubblicate sul mio account facebook perchè al momento è la vetrina numero uno per mostrare i risultati del proprio lavoro, e perchè no, anche discuterlo con gli altri utenti. 

Il contatto con Repubblica è stato improvviso e non mi aspettavo un risultato simile. Avevo avuto uno scambio di mail con la redazione e loro mi hanno invitato a mandare le foto che hanno immediatamente pubblicato.



 Quella di raccontare le vite viste da una panchina è un'idea che seguivo da tempo, l'obiettivo è di avere un contenitore in cui raccontare attraverso le immagini delle storie che ognuno è libero di vedere od interpretare. Il senso è quello della libertà assoluta, lo stesso che si ha stando seduti su una panchina di fronte al mare. Abito nei pressi di molte di quelle panchine e mi sono reso conto che nel momento in cui ci si siede su una di esse il mondo si chiude e resta circoscritto in quei due metri quadrati, si instaura un feeling solo tra te, la panchina il mare, le nuvole ed i pensieri che volano via. Ho sempre pensato che quelle panchine sentano le storie di tutti e non le raccontino a nessuno e questo mi affascina. Sono come un contenitore segreto di tutti i frequentatori. Amanti, furfanti, storie di gioia e di solitudine, tutti nel momento in cui si siedono o nel momento stesso in cui ci corrono davanti lasciano un segno. Ed il segno è indelebile. La panchina ha un'anima ed avvertivo un senso di solitudine e di protezione anche quando la vedevo vuota o di notte sotto la pioggia, lei è sempre li pronta ad accogliere chiunque. 
Io ho solo voluto immortalare questi momenti e farne un progetto, come un libro scritto attraverso le immagini in cui le storie le scrive il lettore stesso.




Tutti i soggetti sono ignari della mia presenza perchè anche se immobili o ripresi di spalle non ho mai voluto inibire nessuno di loro. 
Il progetto è infinito perchè ci saranno sempre delle panchine e delle storie diverse da raccontare. 
Non metto una didascalia sotto le foto perchè non devono essere le mie parole o quelle di altri ad indicare quello che accade in quel determinato scatto, ognuno può "ascoltare" o vedere le parole che escono dalla foto.



La tecnica per fare questo è di quelle da paparazzo, io passeggio in macchina o a piedi e nel momento in cui vedo qualcosa di interessante mi fermo ed attendo il momento proprizio per scattare nel modo più discereto possibile e senza far notare la mia presenza. Per far questo devo utilizzare una macchina con focale spinta ed utilizzo una Canon bridge superzoom anche se questo significa spesso perdere in termini dii qualità. 
Quello che mi interessa è il momento, è l'anima della foto, non la perfezione. 
Il mio progetto andrà sempre avanti perchè in ogni angolo di mondo ci sono panchine ed ognuna di loro ha, ed avrà, delle storie da raccontare. Sul sito saranno raccolte tutte queste foto e spero di poter organizzare presto una mostra a Bari, la mia città". 



Queste sono le parole di Raffaele e queste parole rivelano tutta la passione per questo bellissimo progetto. Raffaele è un compositore: le sue immagini sono la musica e lascia a ciascuno di noi il compito di stendere i testi che le accompagnano.
In attesa del suo sito potete vedere il progetto "I Racconti della Panchina" di Raffaele Moretti nel suo spazio Facebook a questo link.
Tra i numerosi commenti ci ha colpito quello di Francesca che scrive:
"Sai qual'è la cosa più bella? poter immaginare a cosa pensano queste persone"senza volto"...oltre a catturare la loro posa catturi anche i loro pensieri!!!". 


mercoledì 16 novembre 2011

Un salto a Parigi: con fb al Centro Motion Design



"MOTION PLUS DESIGN" è l'ambizioso progetto di Paola Boileau
 e Kook Ewo, rispettivamente direttrice creativa e professore di Motion Design a Parigi,
 che prevede la creazione di un Centro dedicato al Motion Design, modalità presente da tempo in diversi contesti espressivi, dal cinema al video musicale, dall'iPad alla TV, e mai analizzata o promossa in un contesto dedicato.
Il Centro sarà situato in un quartiere popolare per favorire l'accesso, che sarà gratuito, al maggior numero di interessati e permetterà a curiosi, studenti, amatori e professionisti di sviluppare la conoscenza del Motion Design attraverso incontri con artisti e studi di creazione. Lì verranno proposte tematiche mensili di approfondimento e promossi giovani artisti provenienti da diversi ambiti artistici, privilegiando i più innovativi e sperimentali tra fotografi, artisti video e interattivi, tipografi ecc.

Il sito che promuove tale progetto consente la partecipazione via facebook. Nella home trovate un interessante video che riporta la storia del Motion Design, citando tra l'altro gli esempi artisticamente più interessanti. Vi anticipiamo qui la traduzione del testo di accompagnamento alle immagini.

Il Motion Design (abbreviazione di Motion Graphic Design) è l'arte di dare vita alla grafica mediante l'animazione
così come i caratteri statici entrano nel mondo del MD allorché si animano
si possono allo stesso modo animare forme grafiche semplici
o aiutare una fotografia…
a riprendere vita
Si può ugualmente creare un mondo partendo dalle illustrazioni
utilizzare un video come supporto grafico…
e anche creare un universo in 3D
Ma allora dove sta il limite tra film d'animazione e Motion Design?
Benchè tale limite rimanga ancora vago lo si colloca nel fatto che il film d'animazione mette in scena una storia in cui i personaggi si esprimono
Il Motion Design può anch'esso simboleggiare dei personggi, ma questi non si esprimeranno direttamente. Eccone un esempio.
IL Motion Design è nato con i primi nomi apparsi su di uno schermo cinematografico
ha poi iniziato ad animarsi negli anni '40 con alcuni artisti sperimentali come Oskar Fishinger o Norman McLaren…
sino a trovare uno sviluppo fulminante a partire dagli anni '50, e in particolare grazie a designers come Saul Bass, Maurice Binder o Pablo Ferro
Parallelamente a partire dagli anni '50 anche la televisione inizia ad animare i suoi logos e i suoi titoli
…e così negli anni '60…70…80, sino agli anni '90
Tuttavia, benchè quest'arte esista ormai da oltre un secolo, negli ultimi 15 anni è letteralmente esplosa grazie all'arrivo del digitale.
Esistono svariate forme di rappresentazione
Titoli di film, allestimento grafico televisivo, siti web. telefoni, tablet, comunicazioni pubblicitarie su TV. Il Motion Design è già onnipresente
Ciò nonostante nessuno spazio gli è stato dedicato
E' in seguito a tale constatazione che abbiamo avuto l'idea di fondare il centro "Motion Plus Design" a Parigi…
a voi non resta che partecipare al progetto
Appuntamento su: motion-plus-design.com 

 

"Motion Design" Center : "What is Motion Design ?" from Motion Plus Design on Vimeo.

lunedì 14 novembre 2011

Con quella faccia un pò così…



Negli scatti di Roberto Bordieri c'è la Genova più suggestiva e amata, quella antica e sbrecciata dei caruggi e delle creuze de ma a cui un'infinità di poeti, da Stendhal a Caproni a De Andrè, ha dedicato versi struggenti.
Una città magica e sorprendente, come una perla custodita da tanti gusci sovrapposti, che si rivela al visitatore poco per volta producendo, come dice Conte, "un'espressione un pò così".
Dal labirinto di stradette anguste, nate come filtro difensivo dalle invasioni via mare si dischiude, man mano che ci si avvicina al centro, la meravigliosa architettura dei palazzi nobiliari, all'interno di quali sono conservate collezioni artistiche di enorme valore e bellezza.
E sul primo guscio, quello più primitivo e intatto, Bordieri indaga con sensibilità, cogliendo immagini intense che poi correda con versi. Una rappresentazione che denuncia la vena sentimentale e poetica genovese, anche lei tradizionalmente occultata sotto una ruvida scorza.








Guarda tutte le foto a questo link e per conoscere meglio Roberto Bordieri visita il suo sito a questo link.

venerdì 11 novembre 2011

L'uomo dalle 100 teste



Due francesi, Julien Lassort e Matthieu Burlot, per il concorso sul tema "Trasformazione: Vivere-Reagire", hanno realizzato un video che ha come protagonista la parte del nostro corpo che più di ogni altra è esposta alla vista degli altri: il volto. Visi che spesso comuinicano storie, emozioni e sentimenti. Se il volto è lo specchio dell'anima, loro ne hanno tratto un vero caleidoscopio.
Vi presentiamo il loro video: 101 visi in primo piano, accompagnati dalla melodia di Julien Fargo, giovane compositore e cantante canadese.


L'homme 100 têtes by JUL & MAT All rights reserved from JUL & MAT on Vimeo.

Sul loro sito (questo il link) Julien Lassort e Matthieu Burlot descrivono così il loro lavoro:
Ci concentriamo sull'alto impatto, con le immagini e la luce. Lavoriamo con cartoncini ritagliati, incollati tra loro con After Effects. Giocattoli animati e carta stropicciata, i volti che cambiano, cambiando vestiti, tutti in ambienti improbabili, un mix di realtà e post-produzione, di semplicità e tecnica. I nostri video sono per la condivisione, sono accessibili a tutti e intendono andare al di là di qualsiasi barriera linguistica.




Advertising BaseNation by JUL & MAT from JUL & MAT on Vimeo.



PocKet FacEs by JUL & MAT from JUL & MAT on Vimeo.

mercoledì 9 novembre 2011

Piove? Tempo da fotografi!


Riportiamo di seguito la traduzione riassunta di un suo articolo di Jim Richardson, un grande fotoreporter i cui scatti appaiono frequentemente sulla rivista National Geographic, pubblicato sul sito del famoso magazine a questo link, dove troverete la versione originale in lingua inglese. 

Jim Richardson e la pioggia: 9 suggerimenti

Una cosa meravigliosa è accaduta durante il nostro viaggio a Venezia per conto del National Geographic magazine: è piovuto tutta la settimana.
Abbiamo pensato che avremmo addirittura assistito a una delle leggendarie inondazioni di Piazza San Marco: non siamo stati è così fortunati (o sfortunati, dipende dei punti di vista). In compenso pioveva quando abbiamo fatto un giro a Murano e pioveva quando abbiamo attraversato il Ponte di Rialto per andare a cena e la pioggia ci ha accompagnato anche sulle gondole, senza pietà. "Ora, questa è in realtà un'opportunità" continuavo a ripetere mentre stavamo rannicchiati sotto i nostri ombrelli. Nessuno mi ha creduto. Mi sembrava di essere come un topo in procinto di annegare che fa buon viso a cattivo gioco.
In realtà Venezia era magica sotto la pioggia. Venezia è spesso invasa dai fotografi, e le piogge avevano trasformato scene ormai familiari in qualcosa di fresco e tutto da scoprire. Quindi mi sento di dire: se siete dei bravi fotografi, quando inizia a piovere balzate fuori a fare foto.

Ci sono naturalmente dei problemi. Primo, come mantenere la fotocamera a secco (non importa a nessuno se il fotografo si bagna)? Secondo, come mostrare la pioggia nelle immagini. Questo secondo punto sembra paradossale. Come si può non mostrare la pioggia nelle immagini? Sorprendentemente, spesso la pioggia con i suoi toni grigi, è quasi invisibile.

Così, ecco qui sono alcuni suggerimenti:

1- Porta un impermeabile per la fotocamera. Ce ne sono circa un milione sul mercato. Il vero problema è che averlo con te quando inizia a piovere. Tutto ciò che proteggerà la tua fotocamera contro ogni tempesta, fino ad includere un uragano, potrebbe essere troppo ingombrante da portare sempre appresso. Attualmente la mia scelta è la Storm jacket di Vortex Media: semplice ma efficace in molte situazioni.

2 - Cerca verande e tende da sole. Parcheggiati in un luogo asciutto e aspetta che le immagini vengano da te. Basta essere pazienti.


3 - Scatta dall’interno di un’auto. Questa è spesso la miglior scelta, oltre ad essere la più pratica. Spesso è possibile abbassare il finestrino e rimanere abbastanza asciutti, soprattutto se il vento proviene dal lato opposto della vettura.

4 - Acquista un ombrello. Io porto sempre un piccolo ombrello pieghevole nella mia borsa fotografica. Misura solo 13 centimetri quando è piegato ma grande quanto basta per tenere la mia macchina fotografica asciutta. Se ti trovi in una città quando inizia a piovere, guardati intorno e cerca un ombrellaio. Ne ho trovato uno a Venezia e ho comprato due ombrelli di diversi colori (perché? C'è un trucco che vi dirò in seguito). Sarebbe bello se tu avessi un assistente fidato (o un coniuge molto paziente) per reggerti l'ombrello, altrimenti potrai sostenere il manico dell’ombrello con la mano sinistra che allo stesso tempo impugna la fotocamera.

5 - Includi l'ombrello nella tua immagine. In realtà, l’ombrello può essere utile per una bella inquadratura. Farlo un poco entrare nella parte superiore dell'immagine, specie quando si usa un grandangolo, riempie bene la parte superiore del fotogramma, fornendo inoltre un chiaro segnale visivo che sì, in effetti, piove. Se le strade sono piene di gente sotto gli ombrelli, sarai in sintonia con la folla. Ma può servire anche a una cosa più importante. Le nubi cariche di pioggia sembrano buie, ma sono invece spesso la fonte di luce in una scena di pioggia. Quindi le nuvole sono luminose e la scena, più sotto, è buia. Utilizza l'ombrello per coprire le nuvole troppo brillanti e la scena acquisterà improvvisamente un aspetto e un’esposizione molto migliori (ecco il motivo dei due ombrelli che ho comprato a Venezia, non ero sicuro quale colore avrebbe dato il meglio nelle mie foto).



6 - Guarda i riflessi. A meno che non ci sia un acquazzone, è difficile vedere effettivamente la pioggia. Quindi bisogna lasciare indizi visivi per evidenziare sta davvero piovendo. La pioggia ha reso le strade di Venezia così scintillanti, la notte, durante la nostra permanenza. Questo è anche il motivo per cui ho inseguito quel piccione in tutta la piazza, si stagliava sul riflesso delle vetrine.

7 – Retroillumina la pioggia. La pioggia diventa più visibile quando si è in controluce. La luce che attraversa le gocce di pioggia si concentra ed è leggermente più brillante rispetto al resto della scena. Quindi trova fonti di luce e scatta verso di loro. Potrebbe essere un lampione di notte o potrebbe essere il sole tra le nuvole. In ogni caso, le regole sono le stesse: primo, più direttamente si scatta verso la luce, meglio si vedranno le gocce di pioggia; secondo, se scatti troppo direttamente verso la fonte di luce rischi di sballare l'esposizione. Quindi cerca sempre quell'angolo magico, in mezzo. A proposito, ombrello che hai portato può servire anche come un paraluce.

8 - Poi solo un piccolo “lampo”. No, davvero, dico sul serio. Il flash accende le gocce di pioggia, di solito è una cosa negativa perché spara troppa luce. Ma se ne aggiungerai solo un poco (-3,0 stops) enfatizzerai le gocce di pggia. Questa tecnica è ingannevole; dovrete sperimentare. Forse non funzionerà affatto, ma se lo fa, puotrebbe essere magica (funziona anche con i fiocchi di neve a volte).

9 - Cercate la gioia e la miseria. La pioggia trasforma le persone. Reagiamo alla pioggia con una gamma di emozioni, dal cupo terrore per la pioggia che inonda fino alla gioia meravigliosa dei bambini: cattura quelle emozioni e avrai un grande scatto.




Questo il link al sito di Jim Richardson

lunedì 7 novembre 2011

Life in a Day: 80.000 contributi, 4.500 ore di riprese, da 192 paesi


Un documentario girato da "registi" di tutto il mondo che funge da capsula del tempo per mostrare alle future generazioni quello che è stato essere vivi il 24 luglio 2010. Il produttore è Ridley Scott e Life in a Day è la storia di un giorno qualunque sulla Terra visto attraverso gli obiettivi di 80.000 persone che hanno inviato i loro filmati poi scelti e montati con la supervisione di Kevin Macdonald.
Le 4.500 ore di riprese sono state condensate in 94 minuti di lungometraggio prima trasmesso in streaming su YouTube e poi diffuso nelle sale cinematografiche.

Ora è possibile vederlo su YouTube quando volete e per di più sottotitolato in italiano. Noi ve lo proponiamo anche qui di seguito: buona visione!



sabato 5 novembre 2011

Questione di punti di vista: forced perspective


Per questo fine settimana pieno di pioggia eravamo in cerca di qualcosa che vi facesse un po' sorridere.
Abbiamo trovato alcuni deliziosi esempi di forced perspective. Per i pochi che non ne abbiano sentito parlare questa è la definizione di wikipedia:
La prospettiva forzata (forced perspective) è una tecnica che si avvale della illusione ottica per far apparire un oggetto più lontano, più vicino, più o meno grande di quanto non sia in realtà. È utilizzato principalmente in fotografia, cinema e architettura. Si manipola la percezione visiva umana attraverso l'uso di oggetti in scala e la correlazione tra essi e il punto di vista dello spettatore o la fotocamera.

 Sopra: Shyness di Alin Petrus


Il grande interprete è dunque "Il Punto di Vista" che ci fa percepire come reali situazioni pardossali o impossibili. Ai più bravi interpreti di questa "corrente" non servono sofisticati programmi di fotoritocco, a loro basta un'idea e lo studio dell'inquadratura.
Vi proponiamo alcuni deliziosi esempi di prospettiva forzata: abbiamo cercato di recupere il nome dei rispettivi autori, ma non sempre ci siamo riusciti.

Sopra: Morning Mood di Tatiannna
Sopra: foto di César Canon
Sopra: foto di olliethebastard

Per finire, una carovana di cammelli che attraversa il Sahara, fotografia di Chris Johns per il National Geographic: a questo link potrete scaricare il wallpaper (1600X1200 pixel).





giovedì 3 novembre 2011

500 scatti per un ritratto


Tiemen Rapati è un giovane designer che coniuga arte, design, tecnologia e poetica. Esplora i campi della progettazione grafica, architettura, datavisualisation, fotografia e codice per dar vita alle sue idee attraverso la forma migliore che riesce a individuare.

Laureato dopo quattro anni di corso sui media interattivi e information design presso l'ArtEZ Academy of Arts Arnhem, oggi i suoi lavori sono esposti al Science Center NEMO di Amsterdam oltre ad essere stati presentati a diversi festival tra cui TodaysArt, GoShort e il Festival Discovery .
Oggi Tiemen vive a Londra, e lavora come designer presso la United Visual Artists.

Quello che oggi vi presentiamo è questo ritratto ottenuto componendo digitalmente 500 fotografie tratte dal progetto di clickflashwhir, una utente di Flickr che quotidianamente pubblica un autoritratto fotografico sulla sua pagina. Tiemen Rapati illustra così il procedimento che ha adottato:
"Il codice è davvero di base, sto semplicemente contando i singoli valori RGB per ogni pixel e per ogni ritratto, e dividendo i valori per il numero di ritratti (aggiornamento: 500 + in questo momento)".

Naturalmente vi invitiamo a visitare il blog di Tiemen Rapati a questo link e la sua pagina Flickr a questo link, ma ci sembra doveroso ed egualmente interessante segnalarvi l'intero progetto di clickflashwhir (questo il link) da cui l'autrice ha ricavato il video che sotto vi proponiamo